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Ź9 ķ. ķ. ķ. ķ. > > > d ¢ ä > > > ¢ > > > * * * * * * ’’’’ Fratelli Maristi oggi Lettera del XVII Capitolo Generale Fratelli, A voi, che siete ancora ai primi passi nell'appartenenza alla Famiglia Marista e che cercate di meglio conoscere l'intima natura della vita nella quale vi impegnate, a voi, che in piena attivitą, siete sollecitati in ogni direzione dalle molteplici esigenze del lavoro e dell'apostolato, a voi, che il Maestro sofferente ha invitato a condividere la sua croce nelle malattie, nelle infermitą e nell'invaliditą, a voi, che avendo gią percorso un lungo cammino come discepoli di Marcellino Champagnat, avete dovuto ridurre la vostra attivitą a causa del logorģo degli anni e della stanchezza, a voi, Fratelli Maristi, di ogni paese, di ogni cultura e di ogni lingua, noi rivolgiamo questo MESSAGGIO di gioia e di speranza! I. TUTTI INTERPELLATI 1. Una esperienza di vita Venuti da tutte le Province del mondo marista, mandati dai nostri Fratelli, abbiamo vissuto un'esperienza che nessuno aveva previsto. Senza conoscerci, senza esserci messi prima d'accordo, abbiamo capito di essere i figli dello stesso Padre, partecipi di un medesimo clima di famiglia, che condividono la stessa ereditą spirituale e vivono fondamentalmente gli stessi valori. Insieme, abbiamo affrontato le difficoltą provenienti dalla diversitą di lingua e di mentalitą, ed abbiamo rivolto la nostra speranza verso il futuro. Abbiamo unito i nostri sforzi nel lavoro del Capitolo, nella riflessione, nella preghiera, nella vita fraterna, costruendo cosģ, di giorno in giorno, la nostra comunitą. Noi siamo stati testimoni di questo evento: č possibile, oggi, essere Fratello Marista. E' questo un conforto e un'esigenza, una gioia ed una speranza persino in mezzo alle nostre debolezze e infedeltą. Quello che abbiamo visto e udito costituisce per noi una chiamata ad un rinnovamento personale, comunitario ed istituzionale, in questi giorni che sono per noi «il tempo favorevole» (1). 2. Per continuare il rinnovamento Per mezzo dei membri del Capitolo Generale, questo appello č rivolto a tutto l'Istituto. Abbiamo vissuto in questi nove ultimi anni, come la maggior parte delle Congregazioni Religiose nella Chiesa, un periodo di cambiamenti intensi e persino di sconvolgimenti. Alcune nostre strutture tradizionali sono state rimesse in discussione e adattate, per meglio rispondere alla situazione attuale ed alle esigenze nuove della nostra vita. La ricerca di forme nuove, il timore di perdere certi valori fondamentali, la difficoltą di concordare i vari punti di vista, hanno potuto far nascere inquietudini e persino angosce. Ma constatiamo che l'ispirazione del 16° Capitolo Generale ha prodotto un nuovo slancio, preservando l'unitą, malgrado talune tensioni. In vari luoghi della Congregazione, alcune Province hanno approfondito il significato della vita religiosa, si sono impegnate in una pastorale delle vocazioni, organizzata con serietą. E gią viene alla ribalta una generazione di giovani, ricca di promesse. E' un invito per noi tutti a rinnovare questo slancio in mezzo alle situazioni nelle quali viviamo. 3. All'ascolto del mondo La sfida e le speranze del mondo attuale sono, in certo senso, pił intense di quelle di altri tempi, soprattutto per i cambiamenti radicali avvenuti in tutti gli aspetti della vita sociale. La descrizione fattane dal Concilio Vat. II nella Gaudium et Spes (2), č molto illuminante a questo proposito. Occorre ancora aggiungere i processi di secolarizzazione e di emancipazione che si sono manifestati con pił virulenza in questi ultimi anni. 4. All'ascolto della Chiesa La Chiesa, popolo di Dio, coinvolta essa stessa nel cambiamento del mondo, ci interpella con la voce dei suoi pastori. Essa ci impegna ad unire i nostri sforzi per la giustizia in tutte le sue forme (3), e ci prepara nuove piste di riflessione e di azione nella catechesi (4); ci invita ad una nuova visione della sua presenza nel mondo (5). A livello della vita quotidiana riceviamo pure l'appello delle Chiese locali, soprattutto delle giovani Chiese, che ci invitano ad inserirci umilmente fra i poveri e ad accogliere rispettosamente i valori di ogni cultura. 5. All'ascolto dei giovani Certo, le impellenti esigenze dei giovani ci toccano in un modo speciale. Sotto forme diverse, secondo i vari paesi, troviamo giovani disorientati dalla precarietą dei valori, smarriti in una societą senz'anima, alla ricerca di un assoluto che gli adulti sembrano incapaci di rivelare loro. La rivolta dei giovani contro ogni manipolazione delle coscienze, la loro contestazione della societą consumistica, rivelano la ricerca angosciosa del significato dell'esistenza. L'ambiente stesso, nel quale questa gioventł si sviluppa, si trova sconvolto da un rinnovamento didattico pedagogico in continua revisione. Veramente la nostra missione č pił che mai attuale. 6. Sotto l'azione dello Spirito Non chiudiamoci in noi stessi e nei nostri timori di fronte agli appelli che ci rivolgono i giovani ed il mondo. Lo Spirito della Pentecoste e la presenza di Maria in preghiera in mezzo alla nostra comunitą come in seno alla comunitą degli Apostoli, c'impegnano a dischiudere tutte le porte. Con una fiducia rinnovata nella nostra vocazione e nella nostra missione, avanziamo nelle vie del rinnovamento. II. SCELTI E CONSACRATI 7. Testimoni in mezzo agli uomini Per noi, Fratelli Maristi, quello che conta prima di tutto e al di sopra di tutto, č la Persona vivente di Cristo ed il suo Vangelo. Noi rispondiamo ad una chiamata completamente gratuita: č il Signore che ci consacra e ci invia per essere i suoi testimoni nelle varie situazioni storiche e culturali nelle quali l'Istituto si trova. Tuttavia vediamo attorno a noi dei falsi assoluti, degli «idoli» che ci suggestionano continuamente: il fascino del potere, del denaro e del sesso č all'origine di altri ostacoli che si oppongono alla Buona Novella di Cristo. La nostra fedeltą č messa a dura prova e questo ci costringe ad affermare la permanente attualitą ed il senso profetico dei nostri voti. 8. Testimoni di Cristo Redentore La nostra vita non ha nessun altro significato, se non quello di seguire Cristo e di renderlo presente tra gli uomini, soprattutto tra i giovani. Il nostro Fondatore dą prova di questo senso evangelico profondo quando afferma: «Fare conoscere e amare Cristo, ecco l'ideale della nostra vocazione e lo scopo dell'Istituto» (6). Per questo chiama il Fratello Marista «un seminatore di Vangelo» (7). Spinto da un intuito profondo, Marcellino Champagnat va all'essenziale, a Cristo Salvatore, e ci indica i primi posti: il Presepio, la Croce, l'Altare (8). Anche l'esperienza mariana del Fondatore e dei nostri primi Fratelli ci č presentata in un contesto di redenzione. Maria č la «Bonne Mčre» che ha ricevuto una chiamata speciale per partecipare all'opera salvifica. Essa dą una risposta d'amore nella fede e nella speranza. 9. Testimoni per una conversione evangelica Questo ideale del Fondatore, pur restando una sorgente di gioia e di ottimismo per tutto l'Istituto, ci deve rendere anche molto umili. Dobbiamo riconoscere che non siamo arrivati ancora a realizzarlo; anzi, qualche volta, ci siamo allontanati dal Vangelo di Cristo; sentiamo perciņ un vivo desiderio di conversione. Del resto la storia della vita religiosa e la nostra storia marista ci invitano costantemente a ritornare alle sorgenti vive del Vangelo. Il Padre Champagnat conosceva bene la debolezza umana e viveva come noi in un mondo che mutava; ma possedeva una conoscenza profonda della forza immensa della grazia di Cristo per sostenere la buona volontą dei suoi Fratelli. Anche oggi dobbiamo essere testimoni di una conversione radicale a Cristo. Questo fatto ci spingerą forse a prendere decisioni nuove, in consonanza con i segni dei tempi. Una simile conversione si manifesta con una maggiore autenticitą nella vita personale e con una vita comunitaria che si sforza di imitare quella dei primi cristiani e quella dei nostri primi Fratelli. Essa provoca un rinnovamento delle nostre strutture comunitarie ed educative affinché rispecchino pił nitidamente il Vangelo di Cristo. III. SEDOTTI DALLA SUA PRESENZA 10. Gridiamo verso di Te, Signore! II mondo attuale e la nostra missione apostolica esigono da noi una testimonianza schietta della nostra esperienza vitale con Dio. Possiamo giungervi soltanto con la forza trasfigurante della preghiera. Fratelli Maristi oggi, se sentiamo tensioni e lacerazioni personali e comunitarie, non č perché siamo maristi, ma perché apparteniamo al popolo di Dio. Noi riviviamo l'esperienza dell'Esodo. Dio conduce il suo popolo nel deserto per purificarlo e parlare al suo cuore (9). Diciamo spesso che troviamo il Signore nella natura, nel nostro lavoro e soprattutto nelle persone, e che questo incontro costituisce la nostra preghiera. Ma una lettura spirituale della nostra vita puņ illuminarsi solo con l'incontro prolungato con Cristo. Lo Spirito, che grida in noi la lode verso il Padre (10) ci guida in questa esperienza personale. Noi assumiamo veramente la responsabilitą della nostra preghiera personale e possiamo cosģ vivificare la preghiera comunitaria. 11. « La parola di Dio č vivente » Alcuni segni incoraggianti dimostrano che oggi molti Fratelli e molte comunitą si orientano verso una preghiera rinnovata, alimentata soprattutto dalla Sacra Scrittura. Vi trovano un appello alla fede e all'azione «poiché la parola di Dio č viva e operante» (11). Ogni volta che ci riuniamo per lodare il Signore nello scambio reciproco della Sacra Scrittura e dell'Eucaristia, la sua parola si incarna nella nostra comunitą (12), e il timore cede il passo all'amore. Vi attingiamo una nuova energia che ci rende capaci di ritornare verso gli uomini per condividere le loro sofferenze e annunciare loro con pił autenticitą il Vangelo di Cristo. 12. Una preghiera di apostolo Questo č il fondamento della preghiera di Marcellino Champagnat. La preghiera č per lui l'approfondimento della presenza di Dio. Essa ricapitola tutte le situazioni della sua vita e dą loro una nuova dimensione: i suoi spostamenti pastorali sui sentieri montuosi di Lavalla e dell'Hermitage, i lavori e gli sforzi per fondare e sviluppare la sua opera. 13. Alla scuola della Madonna Seguendo il Fondatore, noi siamo uniti di cuore con Maria, la Vergine dell'ascolto e della risposta. Ci rendiamo sempre pił poveri affinché, con la potenza dello Spirito, la Parola di Dio possa incarnarsi ogni giorno nella nostra vita. Perciņ eleviamo i nostri occhi verso Maria con uno sguardo contemplativo; lasciamo che ci educhi maternamente alla sua scuola di vita. Maria ci insegna a pregare nello Spirito. IV. MANDATI DAL SIGNORE 14. « Andate, istruite tutti i popoli » Quest'ordine di Cristo risorto ai suoi Apostoli, poi alla Chiesa lungo i secoli, giunge fino a noi. Battezzati e consacrati in qualitą di religiosi laici, ci č stato affidato, l'apostolato presso la gioventł, come missione specifica, in seno al popolo di Dio, specialmente per mezzo della scuola cattolica. In un'epoca nella quale il numero dei giovani rappresenta una parte sempre maggiore in molti paesi, noi siamo schierati nelle prime file di coloro che preparano il futuro della societą e della Chiesa (13). Rallegriamoci, nella considerazione che il nostro Fondatore ci ha affidato l'esaltante compito dell'educazione. 15. Quale educazione? Quella che mira alla formazione integrale dell'uomo (14). Quella che si assume le esigenze di una realtą in continua evoluzione. Quella che suscita nei giovani il senso critico della vita, premunendoli contro le pressioni sociali, culturali, politiche che alienano la libertą. Quella che spezza gli individualismi e spinge l'uomo al dialogo e all'azione nella comunitą umana, al servizio dei pił poveri. Quella che salva dalla debolezza e dal peccato con la potenza di Cristo e dą la forza, nell'impegno per formare delle comunitą ecclesiali. Una tale educazione č l'espressione attuale del desiderio del P. Champagnat quando chiede che i suoi Fratelli cerchino di formare dei buoni cristiani e dei virtuosi cittadini (15). 16. Educazione marista All'educatore marista viene proposto il modello pił eloquente e pił efficace che esista: « Maria a Nazareth, che educa il Bambino Gesł» (16). Il primo intervento dell'educatore non č tanto quello della parola, quanto quello della sua presenza esemplare, giacché il Fratello vive per lungo tempo in mezzo ai giovani e con i giovani (17). Con grande semplicitą noi offriamo una presenza fraterna, incoraggiante che si apre a tutti, senza distinzione, con una preferenza, per altro, verso coloro che non sono mai favoriti. La Vergine Maria č, sģ, educatrice di Cristo, ma sta anche in ascolto dell'insegnamento di suo Figlio: « Ella custodiva tutte queste cose, meditandole, nel suo cuore» (18). Ella cresce e, nel contempo, aiuta a far crescere. Noi educatori dobbiamo ricevere nella stessa misura in cui dobbiamo dare; non possediamo tutta la veritą, ma ci incombe il dovere di condividerla con l'educando e di percorrere insieme un tratto di strada, nella gioia serena e nell'amore della vita. 17. Per un inserimento conforme ai tempi Questo atteggiamento apostolico, alla scuola di Nazareth, caratterizza ogni nostro inserimento, integrati nella pastorale d'insieme del popolo di Dio, noi teniamo in debito conto le situazioni locali e le circostanze storiche che esigono una grande flessibilitą alla nostra presenza in mezzo ai giovani. La diversitą, segno della nostra capacitą di adattamento, lungi dall'essere un motivo di inquietudine, č anzi, una prova di vitalitą apostolica. Impegnati nell'avventura dell'evangelizzazione delle giovani Chiese, sotto l'impulso iniziale del Padre Champagnat, il quale desiderava di essere anche lui missionario, noi nutriamo un profondo rispetto delle culture locali e cerchiamo l'incarnazione totale dell'apostolo, per suscitare nel cuore di ogni uomo il risveglio liberatore della Buona Novella. Disponibili per raggiungere i giovani ovunque essi vivono, andiamo con coraggio in quegli ambienti, forse ancora inesplorati, in cui l'attesa di Cristo si manifesta nella povertą spirituale e materiale. Impegnati nei centri educativi, noi ne garantiamo il valore, assicurandone la qualitą. Come il Padre Champagnat, che non esitava a introdurre innovazioni nella pedagogia del suo tempo, noi non dobbiamo temere di promuovere qualsiasi ricerca educativa che tenda ad una migliore realizzazione «dell'uomo nuovo» (19), in ognuno chi coloro di cui siamo responsabili. Nello stesso senso cerchiamo di rendere le nostre opere luoghi aperti, centri d'incontro, di scambio, di irradiazione, a livello sociale, culturale e apostolico, secondo i bisogni degli ambienti in cui ci inseriamo. V. NELLA COMUNIONE FRATERNA 18. Fratello tra i fratelli La comunitą č l'ambiente in cui viviamo i nostri impegni come consacrati e nel quale incontriamo aiuto e incoraggiamento, ma anche difficoltą. L'autenticitą della nostra vita comunitaria supera le forme tradizionali o nuove, che essa puņ assumere: se Dio occupa il centro della nostra vita personale, allora si puņ incominciare a costruire una vera comunitą con uomini deboli e limitati, quali noi siamo. Quest'opera richiede la partecipazione costruttiva di tutti i membri, ognuno con le proprie ricchezze personali e con la propria capacitą di perdonare agli altri. 19. Per crescere insieme Il valore di una esperienza comunitaria e ogni comunitą č un'esperienza si misura dalla capacitą di favorire la crescita umana e religiosa dei propri membri, secondo l'etą, la mentalitą e le attivitą di ciascuno. Le valutazioni successive ci permettono di dare un giudizio su questa crescita, meglio che il riferimento ad un modello sia esso nuovo o tradizionale. Lo scambio delle nostre ricchezze comincia con quello dell'amicizia che ci lega gli uni agli altri mediante il vivere e l'agire insieme, che richiede armonia profonda e scambio permanente. Ogni Fratello č infatti «un mandato» della sua comunitą per un apostolato determinato. Egli ha dunque il diritto di essere sempre sostenuto dalla testimonianza comunitaria dei suoi Fratelli. Ha pure il dovere di tenerli informati in continuitą e con esattezza sul suo lavoro professionale ed apostolico. L'attivitą di ciascun Fratello ha significato solo nella misura in cui si inserisce nel lavoro comune e fa riferimento alla comunitą. 20. Nella diversitą e nell'unitą La diversitą di situazioni fra le nostre Province e persino fra le comunitą di una stessa Provincia costituisce una grande ricchezza della nostra epoca. Questo segno dei tempi esige da noi di prendere atto dell'esistenza di una varietą di stili comunitari che consentono di vivere con dinamismo. Un mezzo importante per unificare la nostra vita non potrebbe essere oggi il progetto di vita comunitaria? Per vivere in comunitą, alcuni Fratelli esplicitano i valori che accettano, gli scopi che si impegnano a raggiungere insieme e la scelta dei mezzi che intendono adoperare. Pur diverse secondo le situazioni, le nostre comunitą hanno tutte, come punto di riferimento, le Costituzioni che contribuiscono allo sviluppo dell'unitą. 21. Una comunitą aperta e disponibile Le nostre comunitą s'impegnano anzitutto a vivere con predilezione il consiglio evangelico dell'ospitalitą, aprendo fraternamente e calorosamente le loro porte. E' questo un modo concreto di esprimere la gioia della verginitą che č accogliente verso tutti, nella reciproca comunicazione di beni, in cui ognuno dą e riceve con semplicitą. Questa accoglienza č particolarmente cordiale tra i giovani. Inoltre, in un'epoca nella quale la vita frenetica rischia di far dimenticare l'essenziale, le nostre comunitą devono avere la possibilitą di essere luoghi di silenzio, di preghiera e di scambio spirituale. Ma la prima apertura č diretta verso la comunitą provinciale che incarna l'Istituto e il suo carisma in una Chiesa locale. Oltre i confini della Provincia, noi cerchiamo di aprire i nostri cuori alle dimensioni dell'Istituto e della Chiesa. La libertą interiore dei servi del Vangelo e l'appartenenza ad un Istituto danno la possibilitą ad una comunitą, che realizza una missione apostolica in un determinato ambiente, di abbandonare questo luogo di inserimento, per andare in un altro dove la sua presenza risponderą a nuovi bisogni. La povertą permette ad una comunitą di non sentirsi mai «insediata definitivamente» anche nella sua azione apostolica. 22. Per irradiare il Vangelo La comunitą testimonia la presenza di Cristo attraverso la qualitą della sua preghiera, della compartecipazione dei beni e della sua missione apostolica. Questa testimonianza traspare dalla nostra vita fraterna, dalla gioia di ritrovarci insieme e di amarci davvero, pur nella nostra diversitą. Questa caritą si alimenta e si esprime in frequenti celebrazioni eucaristiche compartecipate, in feste di famiglia e in mille premure quotidiane, specialmente verso coloro che soffrono, sia per malattia, sia per vecchiaia. Figli di Marcellino Champagnat, ci sforziamo di vivere nelle nostre comunitą una spiritualitą improntata di semplicitą, di ardore nel lavoro, di spirito di Nazareth. L'organizzazione della Sacra Famiglia a Nazareth potrebbe ispirare la ripartizione dei servizi nelle nostre comunitą. Colui che la dirige, all'esempio di S. Giuseppe, adempie il suo compito come un servizio verso i Fratelli, i quali poi si preoccupano solo di realizzare i propri impegni nel nascondimento e nella gioia serena di chi sa di essere sempre sotto lo sguardo di Dio. In tal modo, nonostante le proprie debolezze, la comunitą si erge simile ad un profeta, contro l'individualismo crescente, per denunciare l'egoismo sociale, ed annunciare umilmente la possibilitą di una vita fraterna. Persino nello stile di vita e nei nostri atteggiamenti, pił che nelle belle parole, si manifesta il nostro attaccamento si poveri, vittime dell'ingiustizie e dell'oppressione. VI. SUI PASSI DEL FONDATORE 23. Marcellino Champagnat č per noi una persona vivente? Troppo spesso ci comportiamo come non fosse mai esistito. Eppure la vita, vita, la persona e l'opera di M. Champagnat sono dono dello Spirito per i suoi Fratelli e per la Chiesa. Entrando nell'istituto dei Fratelli Maristi diventiamo partecipi di questo dono. Participi, cioč beneficiari e responsabili. Una tale ereditą ci č trasmessa dal f. Francesco e dai primi fratelli, ma anche dalle generazioni successive dei nostri predecessori. Secondo la dinamica propria del don di Dio, essa costituisce pił una ricchezza da sviluppare e da comunicare al mondo attuale, che un patrimonio da conservare gelosamente. 24. Un uomo secondo il Vangelo A prescindere dai modi di pensare o di esprimersi, apparentemente sorpassati ed invecchiati, Marcellino Champagnat resta un uomo che ha fatto l'esperienza di Dio, vivendo il Vangelo come Maria. [gli ha imparato l'attitudine di povertą al cospetto di Dio, suo Creatore e Padre, contemplando Maria «sua Madre e Modello». Ricerca, con umiltą e passione, durante tutta la sua vita, la sola volontą di Dio, alla sequela dell'umile Ancella di Nazareth. Quando la preghiera e la lettura degli avvenimenti della sua vita gli rivelano questa volontą di Dio, nulla pił lo puņ arrestare. Egli inizia coraggiosamente tutto ciņ che deve intraprendere. Quando gli si presentano delle difficoltą, si rivolge a Maria «come un fanciullo ricorre a sua madre», poiché sa per esperienza che essa puņ ottenergli ogni cosa. Non č questo un abbandonarsi indolente, ma la ricerca di un solido punto d'appoggio per sorreggere la propria fragilitą. « Tu hai fatto tutto fra noi, e noi facciamo affidamento su di te, sul tuo potente soccorso, e sempre vi ricorreremo » (20). 25. Tra i suoi Fratelli si dimostra uomo di cuore I suoi primi discepoli sono dei campagnoli, dai modi rustici, e la loro cultura non ha nulla di raffinato. Tuttavia, fin dall'inizio a Lavalla, egli non esita a condividere interamente le loro condizioni di lavoro, di povertą materiale e spirituale. All'Hermitage progredirą ulteriormente nella comunitą totale di vita con i suoi Fratelli. E' come uno di loro nella preghiera, nelle privazioni e nel lavoro. Quando si tratta di perfezionare la loro istruzione o i mezzi pedagogici, si mette a lavorare in gruppo con loro: i pił istruiti faranno progredire i principianti. Per governare e dirigere questa congregazione nascente, si avvale dei consigli dei pił esperti fra di loro. « Non decide quasi nulla senza consultarli » (21). Ma soprattutto «vuole che i Fratelli considerino Maria come loro Madre, loro Patrona..., e pertanto che nutrano verso di lei i sentimenti richiesti dalle sue prerogative » (22). Giacché Essa deve dirigere tutto, si sforza di essere solamente uno strumento nelle sue mani. Questa stessa disponibilitą lo guida verso la missione di educatore e gli ispira di andare incontro ai bisogni dei giovani del suo tempo. 26. Una chiamata per oggi In un mondo nel quale le aspirazioni profonde dell'uomo sono troppo spesso misconosciute, l'amore semplice ed accogliente, il senso della persona umana hanno forse perso il loro significato, la loro attrattiva? Questo richiamo, questa grazia non possono lasciarci indifferenti. Nonostante le nostre debolezze ed infedeltą, Dio ci chiama a continuare oggi la missione affidata al nostro Fondatore. VII. VOLTI AL FUTURO 27. Fratelli, con semplicitą abbiamo voluto condividere con voi la gioia e la speranza nella chiamata del Signore. Il carattere profetico della, Congregazione resterą vivo, se noi continueremo a credere profondamente. « Ascoltatemi, voi che cercate la giustizia, voi che ricercate il Signore. Guardate alla rupe da cui foste tagliati, alla cava da cui foste estratti » (23). Quando lo consideriamo «la rupe da cui fummo tagliati», noi facciamo realmente o in ispirito, un pellegrinaggio all'Hermitage, dove lo spirito del Fondatore č ancora pienamente presente. Oggi la presenza e il messaggio di Marcellino Champagnat restano sempre attuali. Dipende dalla nostra fedeltą renderli ancora pił dinamici e carichi di significato. Nella gioia di Cristo, sappiamo prospettarci il futuro con fiducia. Nella misura in cui tale gioia si irradierą dalle nostre comunitą, essa sarą per tutti il segno della nostra realizzazione in Cristo. I giovani, osservando la nostra vita, «potranno percepire la chiamata che Gesł non cesserą mai di far udire ad essi» (24). NOTE (1) 2 Cor. 6, 13; Eh. 3, 13-15. (2) G.S. 4-10. (3) Sinodo del 1971. (4) Sinodo del 1974. (5) Sinodo sull'evangelizzazione, 1974. Esortazione apostolica di Paolo VI « Evangelii Nuntiandi ». (6) Vita P. Champ. ed. 1931, pag. 379. (7) Avvisi L.S. ed. 1927, paci. 25 (8) Avvisi L.S. ed. 1927, pag. 63-66. (9) Os. 2, 16. (10) Gal. 4, 6. (11) Ebr. 4, 12. (12) Mt. 8, 20; Col. 3, 16. (13) Paolo VI ai Deputati cap. gen. XVII, 20-10-1976. (14) Processo beat. Marc. Ch. 1901, pag. 56. (15) Costituzioni 1968, n. 44. (16) Docum. Cap. 1968, Vita Apostolica n. 18. (17) Proc. Beat. M. Champ. 1901 pag. 51. (18) Lc. 11, 51; 11, 19. (19) Ef. 2, 15. (20) Vita del P. Champ. p. 124. (21) Vita del P. Champ. p. 505. (22) Vita del P. Champ. p. 385. (23) Isaia 51, 1. (24) Paolo VI: « Evangelica Testificatio » n. 55. PAGE 1 - NUMPAGES 8 FILENAME FMO-1976-ITA.doc ; < = Ś ł ! " Ż ä / 1 É$ Ė$ §' ' >- H- 1 1 W= v= @ @ A A P